Sunday, August 05, 2007

Michel Houellebecq - La possibilità di un'isola

"" La vita umana, dunque, era organizzata in maniera terribilmente semplice, e per una ventina d'anni, attraverso le mie sceneggiature e i miei sketch non avevo fatto altro che girare attorno a una realtà che avrei potuto esprimere con poche frasi. La giovinezza era il tempo della felicità, la sua stagione unica: conducendo una vita oziosa e priva di preoccupazioni, i giovani potevano dedicarsi senza limiti alla libera esultanza dei loro corpi. Potevano giocare, ballare, amare, moltiplicare i piaceri. Alle prime ore del mattino potevano uscire da una festa in compagnia dei partner sessuali che si erano scelti, per contemplare la tetra fila degli impiegati che si recavano al lavoro. Erano il sale della terra, e veniva dato loro tutto, veniva permesso loro tutto, per loro tutto era possibile. In seguito, fondata una famiglia, entrati nel mondo degli adulti, avrebbero conosciuto le seccature, la fatica, le responsabilità, le difficoltà dell'esistenza; avrebbero dovuto pagare le tasse, assoggettarsi a formalità amministrative senza smettere di assistere, impotenti, al degrado irrimediabile - lento dapprima, poi sempre più rapido - dei loro corpi: avrebbero dovuto mantenere dei figli, soprattutto, come nemici mortali nella propria casa; avrebbero dovuto coccolarli, nutrirli, preoccuparsi delle loro malattie, assicurare i mezzi della loro istruzione e dei loro divertimenti, e contrariamente a ciò che avviene negli animali ciò non sarebbe durato soltanto una stagione, sarebbero rimasti schiavi della loro prole fino alla fine, il tempo della gioia era definitivamente terminato per loro; avrebbero continuato a penare fino in fondo, nel dolore e nei disturbi fisici crescenti, fino a essere gettati definitivamente fra gli scarti, una volta diventati vecchi buoni a nulla. Dai figli in cambio non avrebbero affatto ricevuto riconoscenza, anzi, i loro sforzi, per quanto accaniti, non sarebbero mai stati ritenuti sufficienti, fino alla fine sarebbero stati considerati colpevoli per il semplice fatto di essere genitori. ""

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